Bulimia nervosa

Bulimia deriva dal greco “bóulimos”, composizione di “bôus” = bue – l’animale di maggior mole che facesse parte dell’esperienza quotidiana degli antichi Greci – e da “limós” = fame, e sta ad indicare, letteralmente, una “fame da bue”. Nel vocabolario medico-psichiatrico “ bulimia” indica da molti secoli un sintomo. Solo da pochi anni esso indica anche una sindrome. La definizione del sintomo “ bulimia” ha subito nel corso del tempo una modificazione importante.

USI ANTICHI E RECENTI DEL TERMINE “BULIMIA” COME SINTOMO

Nel Dizionario medico – etimologico di Nicola Palli (1870) è definita bulimia “ la fame così intensa che può dirsi malattia, poiché eccede in paragone delle forze digestive dello stomaco” (36). Il Dizionario medico-enciclopedico di Alberto Von Eulenburg (1889) definisce bulimia “aumento morboso del senso della fame”, senza perdita del senso di sazietà. Eugenio Tanzi , nel Trattato delle malattie mentali (1905), definisce bulimia “ fame insaziabile” e la riferisce a oligofrenia, demenza, paralisi progressiva, epilessia, pellagra e ad alcune forme di melanconia. Nella semeiotica psichiatrica contemporanea si parla di “iperfagia” per indicare la tendenza abituale, non ossessiva, a mangiare troppo; di “ bulimia” per indicare gli attacchi accessuali, egodistonici, cioè la vecchia sitiomania.

ASPETTI EPIDEMIOLOGICI

Circa il 90% dei casi di Bulimia Nervosa si sviluppano nel sesso femminile. Il disturbo di solito esordisce più tardivamente rispetto all’Anoressia Nervosa – sia perché in circa 1/3 dei casi deriva da questa, sia perché il picco di maggiore incidenza è realmente spostato dalla adolescenza verso la giovinezza (DSM – IV; A.P.A., 1994)(5). Oltre a ciò, se l’anoressia, che un tempo era un disturbo raro, ha aumentato la sua prevalenza al punto da divenire abbastanza comune, l’improvvisa ascesa della sindrome bulimica, a partire dalla metà degli anni ’70 del secolo scorso, appare spettacolare. Gli studi epidemiologici più affidabili riportano una prevalenza per questo disturbo, nella popolazione di adolescenti e giovani donne, maggiore rispetto all’anoressia; le prevalenze riscontrate vanno infatti dallo 0,5% all’1.5%. In Italia, gli studi epidemiologici più recenti indicano una prevalenza del disturbo tra lo 0.5% e il 2.3 % nello stesso tipo di popolazione. E’ però probabile che la bulimia abbia una diffusione assai più ampia di quanto ritenuto, sia perché le persone affette tendono a vivere i comportamenti bulimici come una vergogna da tenere segreta, sia perché diversamente dall’anoressia, il disturbo non implica necessariamente una ospedalizzazione. Le quote di prevalenza della bulimia per gli uomini oscillano dallo 0.2% allo 0.5%; sembra però che il numero degli uomini colpiti stia aumentando. La bulimia nervosa è presente in tutte le classi sociali ; gruppi a rischio di sviluppare il disturbo sono le studentesse e le donne in carriera, in particolare in ambiti professionali di grande prestigio sociale o ad elevata competitività.

LA VALUTAZIONE DIAGNOSTICA

I criteri diagnostici più seguiti ai nostri giorni per la Bulimia Nervosa sono quelli elencati nel DSM-IV (A.P.A., 1994) e nell’ICD-10 (W.H.O., 1992) e riportati, rispettivamente, nelle tabelle 3 e 4 Bulimia Nervosa : DSM-IV (1994) A. Ricorrenti abbuffate. Una abbuffata è caratterizzata da entrambi i seguenti elementi:

a) mangiare in un definito periodo di tempo (ad es. un periodo di due ore), una quantità di cibo significativamente maggiore di quello che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso periodo ed in circostanze simili.

b) sensazione di perdere il controllo durante l’episodio (ad es. sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa e quanto si sta mangiando).

c) Ricorrenti ed inappropriate condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso, come vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici, enteroclismi o altri farmaci, digiuno o esercizio fisico eccessivo.

d) Le abbuffate e le condotte compensatorie si verificano entrambe in media almeno due volte alla settimana, per tre mesi.

e) I livelli di autostima sono indebitamente influenzati dalla forma e dal peso corporei.

f) L’alterazione non si manifesta esclusivamente nel corso di episodi di Anoressia Nervosa.

Specificare il sottotipo:

Con Condotte di Eliminazione: nell’episodio attuale di B. N. il soggetto ha presentato regolarmente vomito auto-indotto o uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi.

Senza Condotte di Eliminazione: nell’episodio attuale di B. N. il soggetto ha utilizzato regolarmente altri comportamenti compensatori inappropriati, quali il digiuno o l’esercizio fisico eccessivi, ma non si  è dedicato regolarmente al vomito autoindotto o all’uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi.

Bulimia Nervosa: ICD-10 (1992)

1) E’ presente una persistente preoccupazione per l’alimentazione, un’irresistibile desiderio di cibo, e il paziente manifesta episodi di iperalimentazione nei quali vengono consumati grossi quantitativi di cibo in brevi periodi di tempo.

2) Il paziente tenta di mitigare gli effetti ingrassanti del cibo mediante una o più delle seguenti procedure:

a) vomito auto-indotto;

b) abuso di purganti;

c) periodi alternati di digiuno;

d) uso di farmaci come gli anoressizzanti, gli estratti di tiroide o i diuretici.

Quando la bulimia si verifica in pazienti diabetici, essi possono decidere di tralasciare il loro trattamento insulinico.

3) La psicopatologia consiste in un terrore morboso della pinguedine. Il paziente fissa per se stesso un limite ben definito di peso, molto al di sotto di quello che costituisce il peso ottimale secondo l’opinione del medico. E’ spesso ma non sempre presente una  storia di un precedente episodio di anoressia nervosa con un intervallo variabile da pochi mesi a diversi anni. L’episodio in questione può essersi manifestato in maniera chiara oppure in forma ridotta, criptica, con una moderata perdita di peso e/o una fase transitoria di amenorrea.