I fattori di mantenimento sono:
-guadagni secondari legati alla malattia
-posizione di potere in famiglia
-evitamento di situazioni interpersonali o sessuali ansiogene
-effetti del digiuno e della perdita di peso
Il danno provocato dalle strategie adottate per ridurre il peso corporeo risulta in una de sincronizzazione del sistema biopsicologico deputato al controllo dell’introito calorico e del peso corporeo. Ciò si manifesta inizialmente attraverso la comparsa di abbuffate alimentari e successivamente attraverso un vero e proprio caos alimentare. L’abbuffata, prima sporadica poi sempre più frequente, rappresenta un evento catastrofico per questi soggetti, che hanno riposto autonomia e senso di potere nel controllo rigido del comportamento alimentare. L a paura di aumentare di peso ed i conseguenti sensi di colpa, spingono verso soluzioni di compenso come il vomito autoindotto, l’iperattività fisica, l’uso o abuso di lassativi e diuretici.
Tutto questo può solo aggravare la situazione di depressione e scarsa autostima del soggetto, che era una delle caratteristiche iniziali della sua personalità, quindi vi è una nuova spinta ad un tentativo di dieta ancora più rigida e drastica, inevitabilmente interrotta dalla disinibizione alimentare.
I DA sono caratterizzati da un’elevata percentuale di cronicizzazione, anche a causa di errati o troppo aggressivi interventi medici.