Ansia e preoccupazioni croniche ed eccessive sono considerate l’aspetto centrale del GAD. Si parla di generalizzazione perché ansia e preoccupazioni riguardano un vasto numero di eventi e di attività, che vengono elaborati come potenzialmente pericolosi, piuttosto, come nel caso del disturbo di panico o dell’agorafobia, un numero limitato di situazioni specifiche. I criteri che nel DSM IV-TR identificano il disturbo sono:
-che l’ansia, la preoccupazione o i sintomi fisici causino disagio clinicamente significativo o menomazione del funzionamento sociale, lavorativo o in altre aree importanti
-che l’ansia e la preoccupazione si manifestino per la maggior parte dei giorni per almeno sei mesi
-che la persona abbia difficoltà a “controllare” la preoccupazione (che quindi abbia carattere pervasivo)
-che siano presenti per la maggior parte dei giorni almeno tre dei sintomi psicofisiologici seguenti (irrequietezza, facile affaticabilità, difficoltà a concentrarsi e vuoti di memoria, irritabilità, tensione muscolare, alterazione del sonno)
Il GAD presenta un’elevatissima comorbilità, forse a causa di alcune delle sue componenti (il rimuginio pervasivo in particolare). Campbell e Brown (2002) riportano che circa il 90% dei soggetti con diagnosi di GAD soddisfano i criteri per almeno un altro disturbo nel corso della vita, soprattutto depressione, disturbo di panico e agorafobia). Inoltre le persone con GAD, a differenza degli altri disturbi d’ansia, hanno molta difficoltà a ricordare l’esordio del loro disturbo, e molto spesso riferiscono che i loro sintomi principali erano già presenti durante l’infanzia. Il già citato fenomeno del rimuginio (worry) è una delle caratteristiche salienti del GAD. Borkovec (1998) osserva che il rimuginio non è stimolato soltanto dagli stati mentali che lo precedono, ma anche dalle funzioni positive che il soggetto vi attribuisce, in particolare l’attenuazione soggettiva dell’ansia e l’idea che esso contribuisca alla soluzione dei problemi. Esso costituisce, in sostanza, una strategia (perdente) per affrontare i problemi. Secondo l’autore, inoltre, la difficoltà di trattamento del worry dipenderebbe anche dal fatto che esso costituisce un rinforzo negativo, in grado di distrarre il paziente da emozioni ancora più negative. Alcuni studi hanno evidenziato l’importanza di eventi di vita stressanti nell’eziologia di questo disturbo. Ad esempio Blazer (1987) ha riscontrato un rischio di disturbo tre volte superiore nell’anno successivo ad uno o più eventi di vita negativi. Altri autori hanno invece riscontrato un maggior rischio di insorgenza del disturbo in soggetti che hanno avuto precoci esperienze di incontrollabilità del loro ambiente, ed in soggetti che hanno subito traumi psicosociali ed uno stile di attaccamento insicuro (Borkovec, 1994). E’ difficile delineare un modello cognitivo per il GAD, risulta possibile facendo riferimento all’insieme di worry che lo caratterizzano. Wells (1994) propone la distinzione tra due tipi fondamentali di worry:
-il primo si riferisce agli eventi esterni quotidiani e agli eventi interni non cognitivi
-il secondo interessa la natura e la manifestazione dei pensieri stessi a livello metacognitivo (rimuginare sulle proprie rimuginazioni)
Il modello di Wells sostiene che il paziente utilizza il rimuginio come strategia di risposta a un fattore scatenante, nella convinzione che questo possa aiutare a gestire la situazione in modo positivo. Tale rimuginio è inizialmente del primo tipo e successivamente del secondo tipo, costituito cioè da credenze negative riguardo alle proprie rimuginazioni. Una volta instauratisi i processi di rimuginazione sulla rimuginazione vengono coinvolti diversi fattori nell’incremento del disagio soggettivo e nel mantenimento del problema:
-risposte comportamentali disfunzionali
-tentativi di controllo dei pensieri
-sintomi emotivi che avvalorano e giustificano le apprensioni
Il trattamento cognitivo comportamentale del GAD non differisce nella sostanza dal trattamento di altri disturbi d’ansia. Le tecniche impiegate mirano a sviluppare nel soggetto delle abilità per affrontare le cose che teme e che gli producono disagio emotivo. In molti casi, tuttavia, è molto difficile individuare in dettaglio le paure e le disabilità del soggetto, perché la loro pervasività è molto accentuata. Le tecniche di rilassamento risultano molto efficaci, perché forniscono al paziente un’abilità di gestione delle risposte emotive e modificano implicitamente alcuni convincimenti relativi al non-controllo delle proprie risposte fisiologiche (Barlow, Cohen, 1984). Quando le preoccupazioni del soggetto sono di carattere prettamente interpersonale, quando è presente ad esempio un forte timore del giudizio degli altri, è utile allora sviluppare nel soggetto una serie di competenze a seconda delle difficoltà interpersonali. Un training di abilità sociali, tecniche di problemsolving, interventi di stress management, training assertivo.